giovedì 8 agosto 2013

3. Nessun timore


Ci sono confini che vengono sorpassati in preda all’ebrezza.
Poi l’ebrezza svanisce e lascia il passo alla coscienza: si capisce che indietro non si torna.
Ci pensa, Christina, mentre entra di nuovo nello studio.
Sente che è cambiata, la sua mente è evoluta. Non le era mai capitato di andare in un posto, uno qualsiasi, per avere sesso. Adesso, invece, in testa c’è solo quello.

- Ho lasciato il mio ragazzo - esordisce secca lei, sedendosi di fronte alla scrivania.
- Ti dispiace?
- Non ho sensi di colpa, se è quello che intende.
- Io però non te l’ho chiesto, di lasciarlo.
- Non voglio altri pensieri, voglio essere sola.
- E i tuoi?
- Loro si fidano... di lei - fa la ragazza, maliziosamente.
- Se sapessero... - ghigna lui.
- E’ difficile dire a tuo padre certe cose...
- Quali... cose?
- Che il tuo nuovo capo ti ha tolto la verginità anale lo stesso giorno in cui l’hai conosciuto...
- Stasera avrai ancora più difficoltà quando lo incontrerai, allora...
- Ah... - si sospende lei - E perché?
- Oggi inizia il tuo tirocinio, diciamo così... sul campo...
- Mi spieghi - Christina domanda accigliata.
- Devi andare a ritirare la mia macchina dal meccanico... ma non avrai denaro per la fattura; pagherai con il tuo corpo...

Christina è ovviamente interdetta.
- Non troverai begli uomini ad aspettarti, ma la loro ‘dotazione’... è più che ragguardevole...
- In pratica mi prostituisco...
- In pratica si... E loro sanno già tutto...
- No, scusi... come “sanno già tutto”?
- Li ho avvisati che una giovane sgualdrina avrebbe provveduto a saldare...
- E quanti sono?
- Tre.
- Io non ho mai...
- Scopato contemporaneamente con tre uomini?
- Già, ma neanche con due; e superdotati per giunta...
- Infatti potrebbero ridurti a brandelli, ma tu te la caverai... Vuoi deludermi?
- No, dottore, affatto; ma a partire da stavolta lei mi pagherà...
- Bene, mi sembra giusto. Vatti a cambiare allora; ti accompagnerò personalmente davanti all’officina e riportami quella macchina prima dell’ora di cena...

Una volta con un abbigliamento come quello, Christina non avrebbe mai pensato di uscire neanche dalla sua camera in casa.
Adesso invece è lì, e si sente una dea, vestita solo con dei leggings neri strappati, un giacchetto di jeans cortissimo e un top rosso, due lunghi orecchini argentati, un paio di scarpe col tacco a spillo; senza niente sotto.
Incede verso l’officina - un piccolo capannone industriale in una desolata periferia della città - con la consueta decisione.
Varca l’antro e rallenta. Ora procede un passo alla volta, alla ricerca di qualcuno a cui chiedere informazioni. C’è solo una macchina, presumibilmente quella del capo, che occupa il centro pressoché perfetto della grande stanza d’entrata.
La suola rigida delle nuove scarpe batte sul pavimento opaco, emettendo un suono secco portato ad eco dallo spazio vuoto.
Da un lato, a sinistra dello stanzone, Christina scorge una porta socchiusa, dalla quale esce una luce fioca e un rumore gracchiante di una vecchia radio.
Si avvicina. Bussa.
- Entra, bellezza! - fa una voce roca dall’interno.
La ragazza spinge quella lastra di latta tutta scassata, sulla quale campeggia il poster sbiadito di una modella di Playboy. Il puzzo di grasso e carburante riempie l’aria.
- Ma sei veramente una gran fica! - se ne esce uno di quelli quando la vede sull’uscio.
Christina sorride.
I tizi sono là. Tre bruti di corporatura grossa, seduti a riposarsi su dei luridi divanetti di stoffa damascata.
Alle spalle di Christina la serranda inizia ad abbassarsi, scricchiolando fino a chiudersi.
- Oggi pomeriggio saremo chiusi - dice quello barbuto dei tre.
- Tu invece sarai aperta! Aahaha!!! - ride forte il pelato rauco di prima.
- Spero che la vostra fama di cazzoni sia giustificata... - fa lei seria.
- Vieni a verificare tu stessa - le spiega il terzo, un grassone che sembra irlandese.
Christina non fa un fiato.
L’invito è esplicito e lei, cosciente ormai della sua natura sensuale, si indirizza lentamente verso quel bestione dai capelli rossastri e biondi. Una volta davanti a lui divarica leggermente le gambe e si china. La sua mano destra rapidamente raggiunge il basso ventre dell’uomo, prendendo subito a massaggiarlo.
- Sei svelta, ma troppo spavalda, bambolina... - le fa quello.
- È che ho una gran voglia di cazzo - confessa lei, mentre fissa il membro indurirsi.
In quel momento dietro di lei, uno a sinistra e uno a destra, le si affiancano gli altri due.
- Dopo oggi non ne avrai per almeno un mese, di voglia - dice il pelato
I due estraggono quasi insieme i loro arnesi dai pantaloni e glieli appoggiano sulle guance.
- Oh mio dio!

La tiene forte per i capelli, il pelato, mentre sospinge la nuca per farle ingoiare il proprio membro per la massima estensione possibile; con la mano sinistra, intanto, Christina scuote avanti e indietro l’attrezzo del barbuto; e si agita, sobbalzando vigorosamente sul ventre del ciccione, che la tiene salda con le mani bisunte sui fianchi.

E’ piegata in avanti; sotto di lei si è inserito il pelato, mentre il rosso le impegna la bocca in un forsennato andirivieni; dietro di lei, l’uomo con la barba, dopo aver ricavato un altro buco nei leggins all’altezza giusta, spinge piano ma costantemente il suo fallo cosparso di un qualche liquido lubrificante nello stretto pertugio.

Su, in piedi, presa in mezzo da un vortice di sfrenata lussuria, è ripassata a turno, davanti e dietro, di nuovo da ognuno dei tre; e mentre uno agisce dentro di lei, gli altri la vessano schiaffeggiandole le natiche e torturando i suoi capezzoli con pizzichi e piccoli morsi.

- Come è andata, piccola?
- Ho graffi, grasso e sperma su tutto il corpo...
- Inutile nascondersi, dietro a un dito: si vede che hai goduto.
- Io non mi nascondo, sono venuta tante volte. ‘Loro’ neanche lo sanno...
- Brava...
- Ora sono stanca... E i miei soldi?
- Sono già sul tuo conto, non hai di che preoccuparti.
- Ci vediamo dopodomani, se per lei non è un problema...
- No, stai tranquilla. Sei stata una troia immensa oggi...
- Grazie, dottore...

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