Poi l’ebrezza svanisce e lascia il passo alla coscienza: si capisce che
indietro non si torna.
Ci pensa, Christina, mentre entra di nuovo nello studio.
Sente che è cambiata, la sua mente è evoluta. Non le era mai capitato di
andare in un posto, uno qualsiasi, per avere sesso. Adesso, invece, in testa
c’è solo quello.
- Ho lasciato il mio ragazzo - esordisce
secca lei, sedendosi di fronte alla scrivania.
- Ti dispiace?
- Non ho sensi di colpa, se è quello che
intende.
- Io però non te l’ho chiesto, di
lasciarlo.
- Non voglio altri pensieri, voglio essere
sola.
- E i tuoi?
- Loro si fidano... di lei - fa la
ragazza, maliziosamente.
- Se sapessero... - ghigna lui.
- E’ difficile dire a tuo padre certe
cose...
- Quali... cose?
- Che il tuo nuovo capo ti ha tolto la
verginità anale lo stesso giorno in cui l’hai conosciuto...
- Stasera avrai ancora più difficoltà
quando lo incontrerai, allora...
- Ah... - si sospende lei - E perché?
- Oggi inizia il tuo tirocinio, diciamo
così... sul campo...
- Mi spieghi - Christina
domanda accigliata.
- Devi andare a ritirare la
mia macchina dal meccanico... ma non avrai denaro per la fattura; pagherai con
il tuo corpo...
Christina è ovviamente interdetta.
- Non troverai begli uomini
ad aspettarti, ma la loro ‘dotazione’... è più che ragguardevole...
- In pratica mi
prostituisco...
- In pratica si... E loro
sanno già tutto...
- No, scusi... come “sanno
già tutto”?
- Li ho avvisati che una
giovane sgualdrina avrebbe provveduto a saldare...
- E quanti sono?
- Tre.
- Io non ho mai...
- Scopato contemporaneamente
con tre uomini?
- Già, ma neanche con due; e
superdotati per giunta...
- Infatti potrebbero ridurti
a brandelli, ma tu te la caverai... Vuoi deludermi?
- No, dottore, affatto; ma a
partire da stavolta lei mi pagherà...
- Bene, mi sembra giusto.
Vatti a cambiare allora; ti accompagnerò personalmente davanti all’officina e
riportami quella macchina prima dell’ora di cena...
Una volta con un abbigliamento come quello, Christina non avrebbe mai
pensato di uscire neanche dalla sua camera in casa.
Adesso invece è lì, e si sente una dea, vestita solo con dei leggings neri
strappati, un giacchetto di jeans cortissimo e un top rosso, due lunghi
orecchini argentati, un paio di scarpe col tacco a spillo; senza niente sotto.
Incede verso l’officina - un piccolo capannone industriale in una desolata
periferia della città - con la consueta decisione.
Varca l’antro e rallenta. Ora procede un passo alla volta, alla ricerca di
qualcuno a cui chiedere informazioni. C’è solo una macchina, presumibilmente quella
del capo, che occupa il centro pressoché perfetto della grande stanza
d’entrata.
La suola rigida delle nuove scarpe batte sul pavimento opaco, emettendo un
suono secco portato ad eco dallo spazio vuoto.
Da un lato, a sinistra dello stanzone, Christina scorge una porta
socchiusa, dalla quale esce una luce fioca e un rumore gracchiante di una
vecchia radio.
Si avvicina. Bussa.
- Entra, bellezza! - fa una
voce roca dall’interno.
La ragazza spinge quella lastra di latta tutta scassata, sulla quale campeggia
il poster sbiadito di una modella di Playboy. Il puzzo di grasso e carburante
riempie l’aria.
- Ma sei veramente una gran
fica! - se ne esce uno di quelli quando la vede sull’uscio.
Christina sorride.
I tizi sono là. Tre bruti di corporatura grossa, seduti a riposarsi su dei
luridi divanetti di stoffa damascata.
Alle spalle di Christina la serranda inizia ad abbassarsi, scricchiolando
fino a chiudersi.
- Oggi pomeriggio saremo
chiusi - dice quello barbuto dei tre.
- Tu invece sarai aperta!
Aahaha!!! - ride forte il pelato rauco di prima.
- Spero che la vostra fama di
cazzoni sia giustificata... - fa lei seria.
- Vieni a verificare tu
stessa - le spiega il terzo, un grassone che sembra irlandese.
Christina non fa un fiato.
L’invito è esplicito e lei, cosciente ormai della sua natura sensuale, si
indirizza lentamente verso quel bestione dai capelli rossastri e biondi. Una
volta davanti a lui divarica leggermente le gambe e si china. La sua mano
destra rapidamente raggiunge il basso ventre dell’uomo, prendendo subito a
massaggiarlo.
- Sei svelta, ma troppo
spavalda, bambolina... - le fa quello.
- È che ho una gran voglia
di cazzo - confessa lei, mentre fissa il membro indurirsi.
In quel momento dietro di lei, uno a sinistra e uno a destra, le si affiancano
gli altri due.
- Dopo oggi non ne avrai per
almeno un mese, di voglia - dice il pelato
I due estraggono quasi insieme i loro arnesi dai pantaloni e glieli
appoggiano sulle guance.
- Oh mio dio!
La tiene forte per i capelli, il pelato, mentre sospinge la nuca per farle
ingoiare il proprio membro per la massima estensione possibile; con la mano
sinistra, intanto, Christina scuote avanti e indietro l’attrezzo del barbuto; e
si agita, sobbalzando vigorosamente sul ventre del ciccione, che la tiene salda
con le mani bisunte sui fianchi.
E’ piegata in avanti; sotto di lei si è inserito il pelato, mentre il rosso
le impegna la bocca in un forsennato andirivieni; dietro di lei, l’uomo con la
barba, dopo aver ricavato un altro buco nei leggins all’altezza giusta, spinge
piano ma costantemente il suo fallo cosparso di un qualche liquido lubrificante
nello stretto pertugio.
Su, in piedi, presa in mezzo da un vortice di sfrenata lussuria, è
ripassata a turno, davanti e dietro, di nuovo da ognuno dei tre; e mentre uno
agisce dentro di lei, gli altri la vessano schiaffeggiandole le natiche e
torturando i suoi capezzoli con pizzichi e piccoli morsi.
- Come è andata, piccola?
- Ho graffi, grasso e sperma
su tutto il corpo...
- Inutile nascondersi, dietro
a un dito: si vede che hai goduto.
- Io non mi nascondo, sono
venuta tante volte. ‘Loro’ neanche lo sanno...
- Brava...
- Ora sono stanca... E i miei
soldi?
- Sono già sul tuo conto, non
hai di che preoccuparti.
- Ci vediamo dopodomani, se
per lei non è un problema...
- No, stai tranquilla. Sei
stata una troia immensa oggi...
- Grazie, dottore...

Nessun commento:
Posta un commento