La ragazza si trova di nuovo scoperta dalle parole di quel vecchio e un riflesso riporta il suo sguardo sul membro.
Un senso di colpa le attraversa la mente. Chiude gli occhi.
Il dottore percepisce il disagio. Affonda così il colpo decisivo.
In un lasso di tempo brevissimo si spoglia di tutti gli indumenti. Christina si desta per quei sibili facili da riconoscere e se lo ritrova accanto, nudo.
Rimane sbigottita dall’insospettabile fisico scolpito di quell’uomo che aveva immaginato flaccido quanto piccolo. E al centro di quella figura pendeva il lungo pene e due grandi genitali.
Christina rimane qualche secondo ad ammirare quel corpo possente. La sua natura inizia a deflagrare.
Si alza dalla sedia, ergendosi davanti a lui. Il suo guardo lo percorre, dal viso ai piedi, volta dopo volta. Inizia a sfiorarlo sulle spalle, con le sue lunghe dita.
– Tu – esordisce lui rompendo quel velo ormai inutile di formalità – ti chiedi cosa succederà, cosa ne sarà di te.
Christina china leggermente il capo, volgendo lo sguardo altrove: quel vecchio le vede dentro e lei non sa come gestire questo fatto ormai acclarato.
– Ma devi avere pazienza... – riprende quello – Hai appena scoperto cosa sei.
– Non è proprio il massimo... Mi sento un po’...
– Facile?
– Direi di si...
– Desiderare un corpo che piace, aspirare al piacere fisico: non c’è niente di male. E tu, con la tua figura statuaria, ne hai tutto il diritto. È il tuo destino, il sesso.
– Pensavo di avere altre prospettive...
– Lasciati andare. Non te ne pentirai. C’è qualcosa in te che va molto aldilà di un momento di debolezza. Ricorda ciò che ti ho detto prima: essere schiava per essere libera...
– Ed essere poi ancor più schiava, per rimanere libera – prosegue lei.
– È così. Dovrai obbedire, per una settimana, da questo momento. Senza indugi. E imparerai che c’è un modo di godere che non osavi immaginare; un varco che pensi appartenga alla perversione, e che invece è la tua via al piacere e alla vita piena.
– Cosa devo fare io? Ho paura... – confessa la giovane.
– Hai paura adesso. Ma passerai per un sentiero che te la toglierà di torno. Il mistero ti incuriosirà, la volgarità ti ecciterà, il dolore ti piacerà. Corrisponderai finalmente alla tua natura e quando allora ti vorranno insultare, tu ne riderai: il tuo cammino ti avrà dato un potere, e con esso la scontata invidia di chi non lo ha.
– Dottore, io non credo di capire...
A quel punto l’uomo prende la mano di Christina e la porta verso il proprio organo.
– Prendilo.
– Non è un po’ presto per passare a questo?
– Obbedisci.
La ragazza esita mentre ormai già la pelle di lui sfiora le sue dita.
– Io... – annaspa lei, mentre lo guarda negli occhi.
– Prendilo, forza.
Christina stringe i polpastrelli intorno al membro. Saggia col tatto lo spessore corposo. Rimane così, ferma con quell’arnese in mano.
– Brava.
Lei ha il respiro rotto da quella sensazione di minaccia che aleggia nelle parole del dottore.
Quello intanto approfitta di lei, inducendo con la propria mano quella di Christina a muoversi avanti e indietro, a massaggiare lentamente il fallo.
– Ora prosegui da te.
Stavolta, senza alcun accenno di esitazione, Christina lo asseconda. Quello strumento abnorme in pochi secondi diventa ancor più grande, e durissimo.
La ragazza torna più volte a guardarlo, incredula per la sproporzione tra le dimensioni dell’uomo e quelle della sua virilità.
– Adesso mettiti in ginocchio, e fammi vedere quello che sai fare con questo giocattolo.
– In ginocchio?
– Non sei mai stata in ginocchio di fronte ad un uomo?
– Veramente no...
– Vai... – scandisce quello – giù...
Christina esita. Lui la ghiaccia con lo sguardo. La sua mano sinistra risale la schiena della ragazza, fino al colle e poi alla nuca. I lunghi riccioli neri che le cadono sulle spalle vengono stretti senza eccessiva forza dal dottore nel suo pugno.
Una leggera tensione di quel crine rigoglioso verso il basso induce Christina ad abbassarsi.
Sente una parte di lei voler insorgere contro quella prepotenza. E un’altra parte piacevolmente reggergli il gioco.
– Dottore, lei è un bastardo...
– Non ti distrarre, Christina. Mostrami ciò di cui sei capace. Hai quasi trenta centimetri di cazzo davanti a te. E ormai è tardi per tornare indietro, cara...
Lei lo guarda con disprezzo, ma dentro il suo fuoco cresce.
Riprende così in mano il fallo, rimasto duro come l’aveva lasciato.
– Avanti e indietro, piccola... – la incita lui – Tu sai bene come si fa...
Christina esegue prima con movimenti lenti, come per prendere confidenza con lo strumento; poi via via più rapidi.
– Ti piace, dottore? – lo sfida lei. – Tutta questa scena per farsi fare una squallida sega da una venticinquenne...
– Ah, ah, ah! – ride quello, mentre gode del gesto ritmico di lei – Cara la mia studentessa, vedrai che alla fine questo piccolo vecchio di sessant’anni avrà fatto godere te molto più di quanto non sarai stata capace di fare tu con lui...
Terminata quella frase premonitrice, il dottore fa sollevare Christina tirandole di nuovo lievemente il crine.
In un istante, poi, senza quasi che lei abbia modo di rendersene conto, la priva con enorme veemenza e perizia di tutti gli indumenti: giacca, camicia, pantaloni, scarpe.
La stringe a se. La solleva e la poggia seduta sulla scrivania.
Christina è impietrita dalla rapidità dell’azione. Vorrebbe gridare, ma non ci riesce.
Il dottore la guarda fissa negli occhi. Avvicina le sue mani ai fianchi delle ragazza; ora con delicatezza le sue dite si infilano dietro l’elastico delle mutandine e con un gesto composto ma energico gliele toglie.
Lei, priva ormai di quell’ultimo velo, soggiogata come da un’ipnosi, istintivamente tiene chiuse le gambe, quasi serrate, in un ultimo tentativo di rifiutare a se stessa la verità di essersi arresa ad uno sconosciuto.
Il dottore si accinge a chiudere quella danza preparatoria.
Afferra con decisione le sottili caviglie di Christina, e le solleva verso l’alto. Le gambe lunghe ed affusolate si stagliano ora tra i loro volti.
Ma non staccano lo sguardo l’uno dall’altra, i due contendenti; lei, con i gomiti sul legno, tenta di ergere la schiena, quasi a mostrare di non voler soccombere; lui, granitico ed impassibile, deciso a raggiungere il suo fine.
La forza di quel vecchio è incredibile: pian piano, senza sforzarsi, inizia a divaricare le gambe della sua preda.
– Sei ancora convinta che resistermi sia meglio che arrenderti, Christina... Dopo sarà diverso, ti assicuro...
La ragazza non dice niente. C’è solo il suo respiro forte, rotto dal timore.
Ormai le sue grazie sono spalancate davanti al vecchio. E quel fallo impressionante si va a posare sul suo ventre. Scivola avanti e indietro: il satrapo vuole ancora eccitarsi, passando col suo arnese su quella pelle giovane. Christina guarda con preoccupazione la carne che la insidia.
– Mi farà male, dottore...
Lui le sorride con una specie di ghigno sornione.
Il placido moto si ferma. La punta di quel glande così grosso si attesta davanti al varco del suo corpo. Ed ecco il primo, leggerissimo affondo.
– Ghhhh!!! – digrigna Christina per il dolore.
Con fluidità ed esperienza, il vecchio arretra ed avanza millimetricamente.
Il viso della ragazza si contrae, le palpebre sono chiuse ed il naso arricciato.
Quei colpetti sembrano lacerarla come fendenti di una lama.
All’improvviso, trovando ormai le prime membrane schiuse, il vecchio le entra dentro.
Christina spalanca gli occhi e la bocca, emettendo poi un solo, breve lamento
– Ooh!!! – a cui aggiunge – Mio Dio... è enorme!!!
Il vecchio ha aperto la strada maestra. E dopo qualche altro colpo di assestamento, inizia a spingere il suo membro dentro di lei con forza e martellante regolarità.
– Arriverò fino in fondo, bambolina...
– Oddio, sto scoppiandoooo!!!
Dopo alcuni minuti di dura percussione Christina ha il suo primo orgasmo, tra gemiti e lacrime.
La furia determinata del vecchio però non si placa.
– Adesso lo prenderai in bocca, tutto...
Stavolta senza che lui faccia alcuna insistenza, Christina scivola sul pavimento. Afferra il fallo che l’ha fatta tanto godere e lo ospita tra le labbra.
Come una belva liberata dalla gabbia, una femmina famelica prende il posto della timida studentessa che era entrata poche ore prima nello studio. Ora maneggia, ingoia e lecca avidamente quell’oggetto del piacere.
Il gioco che i due hanno iniziato non ha un attimo di tregua: come un fuscello, Christina viene sollevata per i fianchi dal dottore, che la butta sul divano e ricomincia a sbatterla con tutta la forza a sua disposizione. Prima di fianco e poi da dietro.
Christina non sfugge alle mani possenti del suo seduttore, che la tiene salda in ogni posizione e la accarezza con vigore su tutto il corpo.
Un altro fragoroso orgasmo della ragazza segue l’instancabile azione del vecchio.
– Sei stanca?
– No... – risponde lei ansimando.
– Allora finiremo in bellezza, bambolina...
Così dicendo, il dottore sospinge Christina nuovamente verso la scrivania, dove la induce a piegarsi col busto sul piano di legno.
Quindi si china ed affonda il viso tra le sue natiche, mentre con le mani le massaggia e le stringe forte con le dita. La sua lingua si insinua per cercare il pertugio più scandaloso.
Christina trattiene il fiato per quel gesto non compreso.
Un attrito sempre più piacevole, poi, inizia a coinvolgerla. Giovano al piacere persino quegli schiaffi rumorosi e pieni che il dottore le mena sulla carne rotonda e morbida.
È così, senza quasi avere il tempo di accorgersene, che un dito di lui si inserisce in quell’antro angusto, e si fa spazio. Quindi le dita diventano due. Uno strano piacere, mai neanche immaginato, cresce dentro di lei.
– Non pensavo che avremmo fatto così presto ad arrivare fin qui... – fa lui.
– Fin qui, dove?
Repentinamente il dottore spinge il suo arnese contro quella parete indebolita, ma pur sempre stretta.
– Nel tuo culo, bambolina...
Come una locomotiva, quella carne durissima penetra inesorabilmente dentro.
– Oooooooohhh... – ansima lungamente Christina – La prego, dottore, si tolga di lì....
– Una strana implorazione, la tua... – risponde quello – Visto quanto stai già godendo...
– Noooh... Perché mi fa questo?
– Voglio venirci dentro...
– Aaaaaaaaaaaah...
Ed infatti, dopo averle assestato un’ultima, potente serie mentre brandisce il suo crine, da quello stantuffo impietoso schizza un copioso getto.
Christina si sente come se mai fino a quel momento un uomo l’avesse mai presa. Distrutta da un amplesso per lei incredibile, riversa allo stremo delle forze su quel tavolo spoglio, capisce che il dottore aveva ragione.
Era accaduto qualcosa che l’aveva portata in un’altra dimensione.
– Nel fine settimana, quando lo studio è chiuso, tornerai qui... – la richiama lui – Tu sei esattamente ciò che avevo visto in te al primo sguardo, ma devi imparare tante cose...
– Lo farò, dottore... Lo farò volentieri... – dice Christina, con una strana, nuova luce negli occhi.
Lei venticinque anni, lui sessanta. Una differenza pensata come incolmabile, un abisso; ora quella scossa barbarica, quella brutalità voluta, desiderata. E più niente.

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