venerdì 9 agosto 2013

4. Arabia


Si chiede se nella sua vita di prima, un fallo grande e perfetto come quello che le stava ora a pochi centimetri dagli occhi avrebbe mai potuto immaginare di vederlo dal vivo.
Dunque tu sei Christina.
- Si, sono io.
- Il vecchio Frank tesse le tue lodi.
La ragazza rimane impassibile.
- Ti chiama ‘la bambolina’. Stento a riconoscerlo.
-  È una persona gentile.
- In effetti devo dire che tiene molto a te. Mi ha chiesto di ospitarti qui, nella nostra ambasciata. E di curare personalmente la tua formazione?
- Formazione?
- Lui l’ha chiamata così.
- E in cosa consiste? Lei è… nudo.
- Tu che idea ti sei fatta?
- Mah… scopare. Lui di solito mi fa fare questo.
- Non credo tu abbia bisogno di essere formata per questo, bambolina
Lei accenna uno stretto sorriso.
- Mi ha detto: “Umiliala come solo tu sai fare. Fin quando non sarà lei a dominare.
- Oh, mio dio! – esclama Christina – Perché?!
- Credo che gli serva sapere se puoi resistere.
- Ma io…
- Bendatela.
Due uomini in divisa, che sembrano usciti dal nulla, la afferrano per le braccia e prima che se ne possa render conto portano a compimento l’ordine espresso dall’arabo.
- Cosa volete farmi, bastardi!
- Usare il tuo corpo in ogni modo che ci risulti gradito.
- Ma io vi avrei dato tutta me stessa ugualmente!
- Faremo solo degli esercizi. Quando li avrai terminati tutti con successo, tornerai a casa.
Nella stanza regna un silenzio surreale. Christina sente solo le forti prese dei soldati sulle sue braccia. Non vede il suo ‘nemico’ avvicinarsi.
- Una vestita come te, nel mio paese sarebbe frustata a morte.
- E così vuoi frustarmi?
- Per adesso no.
L’arabo, che le è addosso, le solleva la minigonna scoprendole il ventre ed i glutei.
- Non hai neanche le mutande.
Non servono mai, quando ‘esco’ per il dottore.
- Guardatela, soldati, che culo meraviglioso. Non ne vedrete un altro simile per anni.
Christina sente sulla pelle le mani di tutti i suoi aguzzini.
- Ora tu ingoierai il mio uccello e se i tuoi denti lo sfioreranno o ti rifiuterai di fartelo arrivare fino in gola, ti punirò.
- Ma se ce la faccio, non mi torcerai un capello.
- Mi pare ovvio.
L’uomo la spinge fino a metterla in ginocchio e subito le insidia la bocca con il suo arnese. Ma Christina non si intimorisce e, disinvolta, lo prende completamente, malgrado la notevolissima dimensione.
-       Signore – fa uno dei soldati – non ho mai visto una cosa del genere!
-       È vero, Iqbal! – interviene il suo collega.
Anche l’arabo è sorpreso.
-       Stai anche leccando: sei proprio una gran troia!
Christina non si ferma un attimo, avanti e indietro.
Lui le tiene la testa stringendo la sua chioma riccia nel pugno di una mano.
- E adesso lo bevi tutto! – urla quello mentre viene.
Christina non fa una piega.
Quando l’enorme membro lascia le sue labbra, una cascata di saliva fuoriesce.
- Il tuo cazzo…
- Il mio cazzo cosa?!
- Credo di essermi innamorata.
L’uomo è come impietrito, mentre Christina lo deride.
- Lascia stare questa sgualdrina, Alì – fa una voce roca – Vediamo se avrà voglia di scherzare anche con me…
- Chi sei? – domanda la ragazza, col nastro ancora calato sugli occhi.
- Non importa chi sono. Apri quella bocca da troia.
Christina non si scompone neanche stavolta.
- E me la riempirai?
- Tu apri.
La ragazza esegue.
Stavolta si tratta di una roba davvero fuori misura. Il viso di Christina si contrae per lo sforzo.
Ma poco per volta anche questo oggetto abnorme viene ospitato, fino all’ugola. I presenti sono esterrefatti. Quella ragazza dall’apparenza docile ora ingoiava voracemente anche questo secondo pene.
E senza alcun lamento.
- Anche stavolta sono stata brava.
- Nessuna mai ci è riuscita, dobbiamo ammetterlo.
- Grazie.
- Non avrai difficoltà allora a soddisfare tutto il plotone.
- Tutto il plotone?
- Si. Siamo in 30, lurida sgualdrina.
Una selva di mani la avvinghiano improvvisamente e uno dopo l’altro tutti i soldati presentano il loro membro al cospetto di quella tremula bocca.
Christina però non molla.
Passa ore a subire quella rassegna pesantissima senza perdere colpi. Anche quando insieme si trova di fronte a più uomini che la vessano.
Al termine, quelli sono stremati e lei, statuaria, si erge tra loro ancora lucida, come in attesa di un altro spasimante che non verrà.
- Aveva ragione Frankie – dice la voce rauca di prima - sei un portento della natura, Christina.
- E sono tutta bagnata. Non potete mettermi in bocca tutti questi bei cazzi e poi lasciarmi in bianco. Vi prego, adesso scopatemi!
Così seguono due giorni e due notti di orge sfrenate.

Con il capo accasciato poco sopra il ventre di uno dei suoi focosi amanti, Christina si sveglia ad un’ora imprecisata del giorno seguente.
Si alza in piedi e percorre la stanza piena di corpi nudi in cerca dei propri indumenti e delle scarpe.
Infine la solita chiamata al dottore:
- Salve, capo. Qui ho terminato.
- Ma cosa ti è successo? Sono ore che ti cerco!
- Sono stati così ospitali che non ho potuto lasciarli.
- Ospitali? Passami Alì, gli devo parlare.
- In questo momento sta riposando. Non ha retto il confronto.
- Ah…
- E neanche i suoi soldati. Ed il suo dotatissimo superiore.
- Tu come stai, bambolina?
- Ti importa adesso? Volevi che mi umiliassero.
- Veramente volevo che vincessi tu.
- Beh, ho vinto.
- Se non ti hanno umiliato loro, lo farà comunque Kono Muriga. Ricorda bene questo nome.
- Non mi pare un nome arabo.
- Non lo è. La settimana prossima parti per Kinshasa.
- In Congo?
- Si.

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